La testimonianza di un calciatore

La mia storia

Mi chiamo Domenico Naccarella sono nato a San Salvo, in provincia di Chieti, 33 anni fa. Prima di raccontare questa testimonianza, credo di potere affermare che l’amore di Gesù verso di me si manifestò sin da quando ero bambino, e io sono vissuto sempre col pensiero che Dio si sarebbe preso cura di me in ogni momento.

Ho sempre avuto un rapporto bellissimo con Dio, egli è stato per me un amico, un confidente, un padre a cui mi sono sempre rivolto nei momenti più disperati della mia vita, e ce ne sono stati veramente molti, credetemi. Il mio cuore ha sempre avuto un posto per Gesù, anche se una volta ho pensato mi avesse abbandonato.

Avevo 25 anni, ero un atleta, facevo di professione il calciatore, una professione che avevo iniziato a 16 anni giocando nella Pro-Vasto, in serie C. Dopo due anni passai al calcio professionista, ed approdai in serie B col Taranto. Qui avviene la mia maturazione calcistica. Per tre anni militai in questa squadra, dopo di che fui ceduto al Brindisi in C/2 dove giocai una sessantina di partite mettendomi in buona evidenza. Questo mi fece approdare, dopo due anni, dapprima al Foggia, in C/1 e, dopo due anni ancora, al Martina Franca sempre in C/1. Conducevo una vita che forse tutti i ragazzi sognano, e che io stesso avevo sognato sin da quando ero bambino. Ho fatto di tutto, ho sacrificato tutto quello che potevo: ho sottoposto il mio fisico a degli sforzi enormi pur di diventare un “NUMERO UNO”. Questi sforzi mi avevano già dato degli ottimi risultati, ma era ancora poco rispetto a quello che mi si prospettava dinanzi. Infatti, alcuni club importanti di serie A avevano annotato il mio nome sui propri taccuini. La gioia era grande per me, un sogno si stava avverando, la felicità a portata di mano, quanto ad un certo punto si è rotto qualcosa dentro di me. Il mio corpo, fonte di ogni soddisfazione, perfetto sotto ogni punto di vista, cominciava a non rispondere più ai comandi. In un istante mi trovai inerme a combattere un nemico che giorno dopo giorno mi stava distruggendo. Sono forte – pensavo – ma alla notizia che il cancro aveva fatto capolino nella mia vita, mi sentii mancare.

Non riuscivo a trattenermi, rimasi sconvolto. Le lacrime ricoprivano interamente il viso, non sapevo se pregare oppure urlare per la disperazione. Optai per la seconda soluzione, e così tra pianti e urla passai, da solo, un paio d’ore in un angolo dell’ospedale dove ero ricoverato.

Furono momenti di disperazione, e, tra l’altro, vi vedevo i mie sogni di calciatore infrangersi. Litigai con Dio, l’accusavo di molte cose: che mi aveva abbandonato, che non aveva mantenuto le promesse, e gli chiedevo perché aveva fatto questo, perché dovevo morire così giovane. Non riuscivo ad accettare la situazione. Il Signore che tanto amavo mi aveva voltato le spalle, ed io ero rimasto solo. Nel frattempo mi ero trasferito a Milano, presso l’Istituto Nazionale Tumori, con poche speranze e molti dubbi.

Il mio stato clinico era molto grave, i miei polmoni erano ricoperti di metastasi, già in precedenza era stato necessario asportarmi un testicolo, e mi era rimasto poco tempo di vita. Ricordo che in quei momenti ripassavo mentalmente tutta la mia vita, cercando di capire se quello che mi stava succedendo fosse una punizione divina. Poi riflettevo e pensavo che non poteva essere così, più di una volta, in questi periodi di sofferenza, avevo pregato il Signore di prendersi la mia vita e lui non l’aveva fatto.

Ero nello sconforto totale, i dottori mi avevano esplicitamente detto che c’erano poche speranze e che la mia vita era appesa ad un filo. Intanto avevo già iniziato i primi dei quattro cicli di chemioterapia che dovevo fare.

È stato uno strazio dover sopportare quei dolori fisici che la cura mi procurava, senza parlare della situazione psicologica che non stava certamente meglio.

Alla fine del primo ciclo di cura, non mi riconoscevo più: ero dimagrito, le mie corde vocali a mala pena riuscivano a fare uscire un fil di voce, i peli e i capelli del mio corpo cominciavano a cadere, mi sentivo molto debole. Insomma, il mio corpo si stava trasformando, avevo dolori dappertutto e mi ero ormai rassegnato ad aspettare la fine dei miei giorni.

Ricordo molto bene una mattina di sole splendido, quando, il corridoio del piano dove era situata la mia camera, fu inondata da questa luce folgorante. Allora pensai: «Deve essere bello andarsi a fare un giro all’ultimo piano, in terrazza», dove era stata allestito un bel giardino pieno di piante e fiori di ogni tipo.

Eravamo in piena stagione estiva e l’aria calda di quei giorni di agosto, mi penetrava dentro facendomi provare nuove sensazioni. Ad un certo punto cominciai a guardarmi intorno, cercando qualcuno con cui condividere i miei pensieri, alzai gli occhi al cielo, pensai a Dio e respirai profondamente. Ero triste, ma in quel momento mi sentii bene. Poco dopo il mio sguardo fu attratto da alcune montagne con le cime imbiancate che si trovavano proprio di fronte a me. Era uno spettacolo meraviglioso, «Poiché le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue» (Romani 1:20). Deve essere stata una giornata stupenda, se a Milano, dove la nebbia e lo smog la fanno da padroni, era possibile ammirare cose simili.

Il sole, il cielo azzurro, questo giardino tutto colorato, mi facevano tornare alla memoria i ricordi più belli della mia infanzia e della mia giovinezza. Poi ripensai a Dio e cominciai un dialogo con lui (Non sapevo ancora nulla degli evangelici, e che esistessero dei credenti che non recitavano le preghiere) e, considerando i miei giorni ormai brevi, cominciai a parlare con Dio , ed a dirgli: «Signore come vedi sto venendo a te, perdona tutti i miei peccati, dimentica ogni cosa e accoglimi nella tua casa». Tutto qui, non dissi altro, ma quelle parole erano dettate, come dice la Bibbia, «Da un cuore rotto e da uno spirito contrito». Improvvisamente, mentre parlavo con Dio, mi accorsi che il mio viso era ricoperto di lacrime, provavo delle sensazioni mai provate in vita mia, e, malgrado la mia vita terrena se ne stava andando, mi sentii felice. Non sapevo come spiegarlo, non lo comprendevo bene, ma avvertivo che il Signore era proprio accanto a me. Egli mi amava, mi aveva sempre amato, e piangevo tanto, ma proprio tanto. Ricordo che per alcuni minuti non riuscii a fare altro. Poi dissi: «Signore, non m’importa cosa ne sarà della mia vita, ma l’importante e avere trovato te». E da quel giorno non sono stato più la stessa persona (adesso capisco che il Signore mi aveva fatto nascere di nuovo). Di lì a pochi giorni andai nel reparto pediatria a fare visita ai bambini, se fossi rimasto in vita, non potevo più averli, ma stare con loro mi faceva sentire bene.

Questi pargoletti mi facevano tanta tenerezza e mi chiedevo cosa mai avessero potuto fare per meritare tanta sofferenza. Poi mi rivolsi a Gesù dicendogli: «Signore ormai la mia vita è segnata, ma se potessi darla al posto di dieci di questi bambini ne sarei veramente molto felice. In quello stesso momento mi sentii avvolto da non so cosa, mi sentivo leggero come una piuma, compresi che il Signore era accanto a me, e una voce dentro al mio cuore mi sussurrò: «figliolo io ti amo, e da oggi sei guarito». Alcuni giorni dopo feci delle lastre e miracolosamente confermarono che il male era regredito del tutto, tranne che in un angolo del polmone dove c’era un inizio di escavazione.

Il 27 novembre 1986 mi operarono al polmone per vedere cosa fosse quell’escavazione. Quando mi aprirono si accorsero che il cancro aveva si invaso una parte del mio polmone, ma quelle cellule erano tutte morte. Il male si era fermato! Ma la sorpresa più grande fu scoprire che quelle cellule erano già morte fin dal primo ciclo di chemioterapia, proprio quando il Signore aveva parlato al mio cuore. Dio è vivente!

In seguito, uscito dall’ospedale, cercai di confidare le esperienze che avevo fatto con Dio ad alcuni intimi, ma rimasi deluso perché nessuno comprese. Decisi, allora, di parlarne con dei sacerdoti cattolici, ma ahimé neanche loro mi compresero. Decisi, quindi, di tenere per me quelle esperienze, fino a quando il Signore mi ha fatto trovare altri credenti che hanno fatto la mia stessa esperienza, e quando ne parlai al Pastore Chinnici, non mi derise, né si meravigliò, anzi si mise a glorificare Iddio dicendomi che questo genere di esperienze sono ordinarie per i veri cristiani. E con la Bibbia mi mostrò che i primi cristiani avevano fatte le stesse esperienze.

Nel giugno del 1994, il Signore ha ulteriormente manifestato la sua grazia battezzandomi nello Spirito Santo, e l’undici settembre dello stesso anno, insieme a mia moglie, ho voluto testimoniare pubblicamente a parenti e amici della mia fede in Gesù Cristo facendo il battesimo in acqua.

Ormai sono passati diversi anni da quando ho realizzato il Signore nella mia vita, ed egli mi ha dato molto di più di quello che potevo immaginare: una moglie con cui vivo felicemente e due bei bambini che abbiamo chiamato Davide e Giacomo. È vero, c’è un prezzo da pagare per seguire Gesù. Infatti, da quando io e mia moglie abbiamo deciso di dedicarci completamente a Dio, abbiamo perso qualche amicizia, ma gloria a Dio perché abbiamo trovato tanti fratelli e tante sorelle che ci amano nel Signore. Adesso meditando e studiando la Bibbia comprendo molte cose che prima, malgrado la mia esperienza con Dio, non comprendevo. Capisco che qualsiasi esperienza con Dio, se non è seguita da una continua lettura della Bibbia e da una sottomissione ad essa, può andare perduta. Sono felice perché Dio mi ama e, insieme alla mia famiglia, voglio continuare a fare la volontà di Dio, fino all’ultimo perché «Chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Caro lettore, affidati anche tu a Gesù!

Domenico Naccarella

Questa voce è stata pubblicata in Testimonianze. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento